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Burkina Faso
 

Nella lingua dioulà viene utilizzato il termine “tungan” per parlare del viaggio verso l’Occidente: parola composta i cui termini indicano una foresta inesplorata che mette alla prova; questo movimento viene espresso in francese con la parola “aventure”.
La ricerca, che si è svolta tra i mesi di settembre e novembre 2015, nella regione dell’Houet in Burkina Faso, si è proposta di delineare la  costruzione della migrazione burkinabé verso “l’Occidente”, indagandone sia l’analisi dell’immaginario giovanile e sociale, sia le pratiche che regolano in concreto l’organizzazione del viaggio.
In primo luogo si cercherà di indagare le traiettorie migratorie a partire da una contestualizzazione storica delle migrazioni burkinabè, che da secoli, secondo diversi percorsi e finalità, attraversano i percorsi di vita dei differenti gruppi, di seguito si cercherà di comprendere quali immagini da lontano o presenti nella città di  Bobo Dioulasso vincolano  il desiderio verso una nuova terra, dunque si procederà all’ascolto delle narrazioni di chi ha deciso di “prendere il deserto” per raggiungere la terra desiderata: le motivazioni e la preparazione di questa strada verso l’ignoto. Ulteriore elemento di analisi saranno le rappresentazioni dei dispositivi giuridici che consentono o, per la maggior parte delle volte, impediscono la riuscita del progetto migratorio, mettendone in evidenza la loro arbitrarietà, a cui segue un tentativo di controllo di questi strumenti di selezione, un tentativo di cambiare il proprio destino che oscilla tra il traffico dei visti, al ricorso a rituali presso esperti religiosi.


Nelle conclusioni si cercherà di creare una continuità tra la terra scura delle campagne del sud italiane, in cui il mio percorso di ricerca aveva avuto inizio, e la terra rossa delle strade burkinabè, dove l’assenza di chi è partito riempie i desideri e la mente di chi non è riuscito a fare altrettanto.