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I lavori realizzati in Uganda (Gulu) alla fine del 2013 e agli inizi del 2014 sono proseguiti grazie alla ricerca condotta nel 2015 sull'esperienza della guerra civile e i problemi associati con il ritorno nei villaggi d'origine dei cosiddetti ex-bambini soldato. La ricerca, realizzata da Costanza Torre e Erika Bardo, ha preso in esame in particolare i conflitti connessi al processo di reintegrazione.
Le ricerche, nate dalla collaborazione avviata con alcune istituzioni locali (Department of Medical Anthropology, Faculty of Medicine of GULU), sono state realizzate anche grazie alla collaborazione con il Justice and Security Research Programme (JSRP) della London School of Economics, e sono state attuate a Gulu e in alcuni villaggi limitrofi (Alero, Layibi e Lamin Adera) nei mesi di ottobre e novembre 2015. L'incontro con circa sessanta exbambini soldato, e la somministrazione di interviste
qualitative semistrutturate, hanno permesso di lavorare su alcuni importanti temi relativi al
processo del ritorno nelle famiglie di origine: le ripercussioni individuali e collettive di tale processo, le espressioni della sofferenza legata all'esperienza della guerra sui corpi e le memorie di coloro che si sono trovati arruolati spesso contro la propria volont, e l'eventuale ruolo giocato dalle pratiche culturali tradizionali nel facilitare il processo di reintegrazione, hanno costituito gli assi centrali della riflessione.

Le interviste hanno permesso di esplorare in particolare il vissuto dei protagonisti, evidenziando soprattutto il rilievo di fattori sociali, quale la pesante e tutt'oggi diffusa
stigmatizzazione sociale, nell'ostacolare il processo di riproduzione dell'ordine sociale e di cura
di chi ha più direttamente sofferto delle violenze subite. Tali fattori negativi operano con particolare distruttività in un contesto depauperato, dove la sofferenza psichica individuale viene spesso negata o ignorata, e dove si osserva, come in altri contesti, un'ambigua sovrapposizione dei ruoli di vittima e aguzzino.
Il ricorso frequente, ma non sempre efficace, a pratiche rituali che possano facilitare
il processo di cura e di reintegrazione, ha permesso di iniziare una riflessione sulla diffusa sofferenza presente della popolazione Acholi e i complessi profili di un contesto postbellico come quello delle aree
settentrionali dell'Uganda, stremate dalla guerra e dalla crisi economica persistente, nonché dal flusso di nuovi rifugiati provenienti dal Sudan.
Attualmente si sta provvedendo sia alla trascrizione e pubblicazione delle interviste realizzate, sia alla traduzione dei testi registrati nel corso di alcuni rituali terapeutici.

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